giovedì 24 dicembre 2009

Preoccupazione ed ansia

Preoccupazione ed ansia sono due emozione strettamente correlate tra di loro.
La preoccupazione scatta nel momento in cui un potenziale pericolo ci minaccia. Iniziamo a preoccuparci e mentalmente analizziamo le possibili soluzioni. Quando entra in funzione l'ansia?
«Quando la paura mette il cervello emozionale in uno stato di agitazione, parte dell'ansia che ne risulta serve a fissare l'attenzione sulla minaccia contingente, costringendo la mente a escogitare un modo per controllarla, ignorando temporaneamente qualunque altra cosa.»
Il Devoto-Oli definisce l'ansia come:
«Agitazione cagionata da bramosia o da affannosa incertezza.»
Quindi l'ansia ha una sua componente cha aiuta a mantenere l'attenzione sul pericolo che ha causato la preoccupazione. Ma quando l'ansia diventa negativa?
In analogia con la rabbia, si possono innescare dei cicli perversi dove le preoccupazioni si susseguono e rincorrono in maniera viziosa.
«Quando questo ciclo di preoccupazione persiste e si intensifica, esso sfuma in veri e propri "sequestri" emozionali, ossia nei disturbi ansiosi: fobie, ossessioni e compulsioni, attacchi di panico.»
Una chiave che ci permette di contrastare la escalation delle emozioni negative dell'ansia, è che generalmente essa si articola con una sorta di racconto auto narrato:
«Quasi sempre le preoccupazioni sono espresse parlando all'orecchio della mente, e non agli occhi - in parole, non in immagini - [...]»

Una tecnica che ha funzionato molo bene nel combattere l'insonnia causata dall'ansia consiste nel distrarre dal "racconto catastrofico" mediante l'utilizzo di immagini suscitate dalle sensazioni prodotte da tecniche di rilassamento.


In quali modi si può manifestare l'ansia?
«cognitiva - ossia sotto forma di pensieri preoccupanti - e somatica - con i classici sintomi, quali la sudorazione, l'aumento della frequenza cardiaca, la tensione muscolare.»

La preoccupazione ha qualcosa che la accomuna alla superstizione. Nel caso di situazioni patologiche, gli oggetti della preoccupazione hanno una bassa probabilità di accadimento; per cui è facile credere che il preoccuparsi per un evento sia il motivo del suo non accadimento.
«Come un amuleto che scongiuri il presagio di un male, la tendenza psicologica è quella di attribuire alla preoccupazione il merito di allontanare il pericolo oggetto dell'ossessione.»
Ricapitolando le principali tecniche per combattere l'ansia, abbiamo che, anche questa volta,è fondamentale l'autoconsapevolezza per identificare sul nascere la catena di sentimenti negativi. Come seconda azione fondamentale per combattere l'ansia, abbiamo la "riprogrammazione" dei circuiti neurali, rivalutando in maniera oggettiva le preoccupazioni a base dell'ansia. È anche fondamentale praticare giornalmente esercizi di meditazione, in modo da poter distrarre il circolo vizioso con facilità sul nascere.

Solo nei casi di sequestro emotivo e sempre sotto opportuno controllo medico, è necessario l'aiuto farmacologico per spezzare la spirale ansiosa, per avere così lo spazio per applicare le tecniche sopra descritte.

mercoledì 2 dicembre 2009

Come lenire la rabbia

Il punto chiave per combattere la rabbia sta proprio nel suo meccanismo di auto alimentazione. A tale proposito Goleman consiglia due metodi molto pratici.

Il primo, l'abbiamo già accennato, implica una forte dose di auto osservazione. Non appena identifichiamo il nascere delle cause scatenanti della rabbia conviene:

«fermarsi sui pensieri che la alimentano mettendoli in discussione»

La corretta rivalutazione della situazione scatenante ha un forte potere calmante, sia quando siamo noi ad arrabbiaci, sia quando è qualcun altro ad arrabbiasi.
Ricordiamo che la collera si forma su un ciclo vizioso, per cui anche la tempestività del nostro intervento è fondamentale.
A me piace vedere questo consiglio come un metodo auto indotto. C'è un altro modo per calmare la rabbia, e che io considero indotto dall'ambiente esterno:
«raffreddarsi fisiologicamente, aspettando che l'ondata di adrenalina si estingua, in un ambiente nel quale ci siano scarse probabilità di imbattersi in altri fattori che possano stimolare l'ira.»
Qualche esempio: una lunga passeggiata all'aria aperta, leggere un buon libro, ascoltare buona musica, praticare la meditazione.

Cosa non conviene mai fare è sfogare la rabbia; perché può essere molto pericoloso, proprio a causa della sua natura auto generante. Conviene invece affrontare la situazione in maniera "adulta": aspettare che la rabbia si calmi per poi discutere in maniera pacata del problema.

martedì 1 dicembre 2009

Catarsi

Catarsi
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Catarsi (dal greco katharsis κἁθαρσις, "purificazione") è un termine utilizzato per indicare la cerimonia di purificazione che si ritrova in diverse concezioni religiose ed in rituali magici che prescrivevano di solito il sacrificio di un capro espiatorio.

La purificazione da una contaminazione (miasma) poteva riguardare sia un avvenimento spirituale che materiale. Si definiva infatti anche catarsi nel V secolo a.C., nella medicina d'Ippocrate, anche l'evacuazione di escrementi o di elementi ritenuti dannosi per la salute. Questa purificazione poteva essere ottenuta o con metodi naturali o con farmaci come emetici o purganti. Si usava il termine catarsi anche a proposito della mestruazione.

sabato 21 novembre 2009

giovedì 19 novembre 2009

Anatomia della collera

Credo di affermare una cosa banale, ma iniziamo col dire che la collera è un sentimento negativo. Tutti riusciamo ad identificarla in questo modo, ma non tutti riusciamo a controllarla, a contingentare il male che facciamo a noi stessi e agli altri.

«Di tutti gli stati d'animo che la gente desidera evitare, la collera sembra essere il più ostinato»

La collera ha le sue origini nella necessità di difenderci da attacchi improvvisi, ad esempio; in generale per facilitare la sopravvivenza. Una necessità atavica, che risiede nei nostri circuiti celebrali più antichi. Una necessità che nasceva e finiva con la stessa velocità con la quale un pericolo sorge e sparisce.
Poi arrivò la razionalità, portando con se un meccanismo perverso di generazione e auto alimentazione della rabbia. Quante volte abbiamo sperimentato che un semplice e banale pensiero negativo ci gira e rigira nella nostra mente; montando e crescendo sempre di più, si porta dietro altri pensieri negativo. Questa spirale può crescere in maniera indefinita, portando addirittura alla vendetta o a gesti irreparabili.

« La sequenza di pensieri risentiti che alimentano la collera è anche, potenzialmente, un efficace meccanismo per disinnescarla, in primo luogo facendo vacillare le convinzioni che la fomentano.»

L'aver compreso il meccanismo che sta alla base della collera, ci aiuta pure a determinarne un antidoto. Non appena riconosciamo la nascita del mulinello vizioso, smorziamolo sul nascere pensando in termini positivi e compassionevoli. Ad esempio, delle varie interpretazioni che possiamo attribuire alle azioni compiute dalle altre persone, proviamo a dare la più positiva. Oppure pensare che dietro ad un gesto scortese o violento ci possa essere un valido motivo.

martedì 10 novembre 2009

Incapacità cognitiva

«condizioni [in cui] l'individuo non è più in grado di pensare lucidamente.» 
p.87

Ad esempio all'apice di un attacco di collera.

sabato 7 novembre 2009

Schiavi delle passioni

Iniziamo facendo una osservazione semplice ma non scontata: una vita emozionalmente equilibrata è segno di benessere interiore ed esteriore. È comunemente condiviso che una personalità dominata da forti sentimenti (eccessi d'ira, violenza, depressione) è considerabile "malata". Ma è altrettanto vero che una vita svuotata di sentimenti è piatta, monotona, parimenti "malata".

«Quando le emozioni sono troppo tenui, compaiono l'indifferenza e il distacco; ma quando sfuggono al controllo, diventando troppo estreme e persistenti, allora sono patologiche [...]»

La semplice considerazione appena fatta ci porta a una conclusione: saper controllare le emozioni forti, sia per intensità che per durata, è il primo passo verso una vita emozionalmente sana.

«[...] il saper controllare le proprie emozioni penose è la chiave del benessere psicologico; i sentimenti estremi - emozioni che diventano troppo intense o durano troppo a lungo - minano la nostra stabilità.»

Un buon esercizio di auto osservazione è il riconoscimento delle proprie emozioni negative, come abbiamo già detto, allo scopo di applicare una azione auto tranquillizzante. La pratica continua ci aiuterà a sviluppare i circuiti celebrali preposti, in maniera tale da avere una risposta sempre più pronta alle emozioni negative.

«L'arte di tranquillizzare e confortare se stessi è una capacità fondamentale della vita»

domenica 25 ottobre 2009

Amleto all'amico Orazio

«Tu sei sempre stato uno che tutto sopportando nulla subisce: e con pari animo accogli i favori e gli schiaffi della Fortuna [...] Mostrami un uomo che non sia schiavo delle passioni e me lo porterò chiuso nell'intimo del cuore, nel cuore del mio cuore, come ora te.»
p. 79

sabato 24 ottobre 2009

Sophrasyne

Parola greca.
«Cura e intelligenza nel condurre la propria vita; misura, equilibrio, saggezza.»

Traduzione del grecista Page DuBois.

venerdì 23 ottobre 2009

Sondare l'inconscio

Una delle cose che stiamo imparando da questo libro è che i modi con cui riusciamo a trattare i nostri sentimenti cambiano da individuo a individuo e, cosa più importante, siamo in grado di migliorarci. Questo perché la risposta emotiva è in carico a circuiti celebrali, che in quanto tali possono essere migliorati con l'esercizio.
Cosa accade lungo questo processo di miglioramento?

«Coloro che per natura sono in sintonia con la voce del proprio cuore - con il linguaggio delle emozioni - sanno di essere più adatti ad articolarne i messaggi, [...]»
La migliore sintonia di se con i propri sentimenti, migliora anche la capacità di interpretare il linguaggio dell'inconscio, fatto di sogni, metafore, miti, etc. A tale proposito ricordo un interessante libro di Fromm sulla interpretazione del linguaggio dell'inconscio: Il Linguaggio dimenticato. La natura dei miti e dei sogni.


Il motivo per cui è molto importante saper interpretare il linguaggio delle emozioni è presto detto:
«Qualunque emozione può essere - e spesso è - inconscia.»
Ecco un tipico esempio di effetto negativo di un'emozione inconscia, che probabilmente è capitato a molti di noi. La mattina, appena usciti di casa, facciamo un brutto incontro: un tipo molto scortese salta la fila all'autobus, prendendosi bellamente gioco di noi.
Questo evento ci lascia scossi e per buona parte del mattino siamo scontrosi e aspri con chi ci sta accanto. Questo stato negativo perdura fino a quando non facciamo emergere a livello coscente la vera causa della nostra agitazione.
«Le emozioni che covano sotto la cenere al di sotto della soglia della consapevolezza possono avere un impatto potente sul nostro modo di percepire e reagire, anche se non ce ne rendiamo conto.»




lunedì 12 ottobre 2009

Marker somatici

La somatizzazione è uno dei meccanismi che la nostra mente ha per comunicarci i sentimenti che si sono già formati a livello inconscio, e che spingono per emergere.
Il neurologo indica questa manifestazione viscerale dei sentimenti col termine marker somatico.

Per illustrare l'importanza dei marker somatici, riporto questo passo molto interessante del libro di Goleman:
«Sebbene i sentimenti forti possano disturbare il ragionamento creandovi il caos, la mancanza di consapevolezza sui sentimenti può anch'essa rivelarsi disastrosa, soprattutto quando si devono soppesare decisioni dalle quali dipende in larga misura il nostro destino [...]. Queste decisioni non possono essere prese servendosi della sola razionalità, nuda e cruda; esse richiedono anche il contributo che ci viene dai sentimenti viscerali e quella saggezza emozionale che scaturisce dalle esperienze del passato. La logica formale da sola non potrà mai servire come base per decidere chi sposare o in quale persona riporre fiducia, e nemmeno quale lavoro scegliere; questi sono tutti campi nei quali la ragione, se non è coaudiuvata dal sentimento, è cieca.».

domenica 11 ottobre 2009

Somatizzazione e malattia psicosomatica

Somatizzazione - indica la confusione di una sofferenza psicologica con un problema fisico.

Malattia psicosomatica - quando i problemi emozionali causano autentici disturbi fisici.

sabato 10 ottobre 2009

Alessitimia

Il termine alessitimia indica quelle
«persone che non hanno parole per descrivere i propri sentimenti»

È un termine di derivazione greca:
a - alfa privativa, mancanza;
lexis - parola;
thymos - emozione.

Le persone che soffrono di alessitemia appaiono come prive di sentimenti; in realtà sono incapaci nella loro comunicazione.
Questo avviene perché mancano di autoconsapevolezza.

Il termine alessitimia fu coniato dallo psichiatra Peter Sifneos, che descriveva le persone che ne soffrono nel modo seguente:
«Danno l'impressione di essere strani, creature aliene, provenienti da un mondo completamente diverso e destinate a vivere in una società dominata dai sentimenti.»

Gli psichiatri sono interessati alla alessitimia perché la confusione emotiva che sorge, li sconvolge al punto tale da creare de veri fenomeni di somatizzazione.

venerdì 9 ottobre 2009

Classificazione di Mayer

Secondo lo psicologo Jhon Mayer, rispetto all'autoconsapevolezza dei propri sentimenti, le persone sono catalogabili in tre cateforie:

Autoconsapevoli - sono coloro che hanno una piena consapevolezza dei propri sentimenti.

Sopraffatti - Sono coloro che, all'opposto, sono totalmente in balia dei propri sentimenti.

Rassegnati - categoria intermedia di persone che, pur riconoscendo i propri sentimenti, se ne lasciano trasportare. Ad esempio nel caso si tratti prevalentemente di sentimenti positivi, o nel caso di forti depressiono.

giovedì 8 ottobre 2009

Conosci te stesso

Qual'è l'essenza dell'intelligenza emotiva? Secondo Goleman è la conoscenza di se stessi, intesa come:
«la consapevolezza dei propri sentimenti nel momento stesso in cui essi si presentano».
Stiamo parlando del famoso motto "conosci te stesso" di Aristotele, come anche della "sii sempre presso te stesso" del buddismo. Insomma di un concetto base per molti.

La manifestazione tipica dell'autoconsapevolezza è data dalla presenza silente di una copia di se stessi che ci osserva e che analizza i nostri pensieri e sentimenti, nel momento stesso in cui si formano.

Ma per quale motivo è così importante l'autoconsapevolezza? Ecco una buona risposta:
«Questa consapevolezza è la competenza emozionale fondamentale sulla quale si basano tutte le altre, ad esempio l'autocontrollo.»
Questo esempio è molto semplice, e si capisce molto bene; quanto basta per spingerci ad esercitare l'autoconsapevolezza in ogni occasione. Lasciamo sempre in attività il nostro io silente ed impariamo a conoscere le nostre emozioni:
«riconoscere uno stato d'animo profondamente negativo significa volersene liberare.»

lunedì 5 ottobre 2009

Commedia vs tragedia

«La vita è una commedia per coloro che pensano e una tragedia per coloro che sentono.»
Horace Walpole

pag. 32

martedì 29 settembre 2009

Etica nicomachea

"Colui quindi che si adira per ciò che deve e con chi deve, e inoltre come, quando e per quanto tempo si deve, può essere lodato."
Aristotele, Etica nicomachea
pag.16


domenica 27 settembre 2009

Autoconsapevolezza

"la continua attenzione ai propri stati interiori. [...] la mente osserva e studia l'esperienza, ivi comprese le emozioni."
p. 68
"un'attenzione riflessiva e introspettiva verso la propria esperienza."
p. 362

sabato 26 settembre 2009

Metaemozione

consapevolezza delle proprie emozioni
p. 68

Metacognizione

consapevolezza dei processi di pensiero
p. 68

Intelligenza cognitiva e intelligenza emotiva: tipi puri

L'intelligenza cognitiva e intelligenza emotiva, l'abbiamo imparato, non sono agli estremi di una stessa scala. Possiamo però ugualmente delineare il carattere di ipotetici tipi pure: tutto cognitivo e tutto emotivo.
Citando Goleman, distinguiamo per tipi e sesso (pp. 66 e 67).

Uomo/Cognitivo
«È caratterizzato da una ampia gamma di interessi e di capacità intelletuali. È ambizioso e produttivo, fidato e ostinato, e non è turbato da preoccupazioni autoriferite. Tende anche ad essere critico e condiscendente, esigente e inibito, a disagio nella sfera della sessualità e delle esperienze sensuali, distaccato e poco espressivo, freddo e indifferente dal punto di vista emozionale.»

Uomo/Emotivo
«...socialmente equilibrati, espansivi e allegri, non soggetti a paure o al rimuginare di natura ansiosa. Hanno la spiccata capacità di dedicarsi ad altre persone o ad una causa, di assumersi responsabilità, e di avere concezioni e prospettive etiche; nelle loro relazioni con gli altri sono comprensivi, premurosi e protettivi. La loro vita emotiva è ricca ma appropriata; queste persone si sentono a loro agio con se stesse, con gli altri e nell'universo sociale in cui vivono.»

Donna/Cognitiva
«... ha la prevedibile sicurezza intellettuale, è fluente nell'esprimere i propri pensieri, ha un'ampia gamma di interessi intellettuali ed estetici ai quali attribuisce molto valore. Queste donne tendono anche ad essere introspettive, soggette all'ansia, ai ripensamenti e ai sensi di colpa, ed esitano a esprimere apertamente la propria collera (sebbene lo facciano indirettamente).»

Donna/Emotiva
«... tendono ad essere sicure di sé, ad esprimere i propri sentimenti in modo diretto e a nutrirne di positivi riguardo a se stesse; per loro la vita ha un senso. [...] esse sono estroverese e gregarie, ed esprimono i propri sentimenti in modo equilibrato (senza abbandonarsi, ad esempio, ad esplosioni delle quali debbano poi pentirsi); si adattano bene allo stress. Questo equilibrio sociale consente loro di stringere facilmente nuove conoscenze; si sentono abbastanza a proprio agio con se stesse da essere allegre, spontanee e aperte alle esperienze dei sensi. [...] raramente si sentono in ansia o colpevoli, e raramente sprofondano nel rimuginare»

martedì 22 settembre 2009

Le emozioni possono essere intelligenti?

È possibile portare intelligenza nelle nostre emozioni?
Quali sono gli ambiti che possiamo migliorare per aumentare la qualità della nostra vita?
Quali quelli da curare nei nostri figli per garantirgli una crescita completa ed equilibrata?

Gardener individua 5 ambiti:
  • Conoscenza delle proprie emozioni
  • Controllo delle emozioni
  • Motivazione di se stessi
  • Riconoscimento delle emozioni altrui
  • Gestione delle relazioni

Ognuno di questi aspetti ha una radice neurale: è proprio sfruttando la plasticità del nostro cervello che possiamo migliorarci, portando così l'intelligenza nei nostri sentimenti.

domenica 20 settembre 2009

Il piccolo principe

Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi.

Antoine de Saint-Exupéry, Il piccolo principe.

pag. 21

giovedì 17 settembre 2009

Spock e Data: quando la cognizione non è abbastanza

La nostra umanità è molto più evidente nei sentimenti che nella logica
Questa citazione la usiamo come ottimo spunto per fare alcune considerazioni sul modello cognitivo usato come base dalla psicologia degli anni '50. Mentre gli informatici prendevano la mente come modello da replicare per riprodurre artificialmente l'intelligenza, gli psicologi prendevano come riferimento il calcolatore per delineare un modello per l'intelligenza umana.
Infatti l'assenza delle emozioni nel calcolatore elettronico, o cervello elettronico come veniva chiamato proprio in quegli anni, forniva gratuitamente un buon motivo per non considerare un concetto molto scomodo per il metodo scientifico: i sentimenti.

È interessante infine notare la trasposizione di questi conceti in altri campi. Nel capolavoro fantascientifico Star Treck c'è un personaggio incarnante l'archetipo dell'intelligenza e della logica: il Sig. Spock. Questo personaggio era, neanche a farlo a posta, privo di ogni forma di emozioni.

mercoledì 16 settembre 2009

Cognizione

La comprensione di se stessi e degli altri relativamente alle motivazione e alle abitudini di lavoro, servendosi di tali intuizioni per condurre la propria vita e per andare d'accordo con gli altri.

Pag. 61

martedì 15 settembre 2009

La classificazione di Goleman

Daniel Goleman è stato il primo a sostenere che esistono diversi tipi di intelligenza. Autore di Formae mentis criticò duramente la logica che stava dietro il concetto di QI, ovvero che le persone potessero essere classificate più o meno intelligenti.

Egli stilò un elenco di diversi tipi di intelligenza. Cominciò con le classiche doti che normalmente riconosce la scuola: la verbale e la logico-matematica. A queste due ne aggiunse di molto interessanti:
  • la capacità spaziale di un bravo artista o architetto
  • il genio cinestetico di un atleta o danzatrice
  • il talento musicale
  • le capacità interpersonali di un bravo leader
  • la capacità "intrapsichica" «che emerge [...] dalla soddisfazione interiore che si prova quando la propria vita è in armonia con i propri sentimenti.»

lunedì 14 settembre 2009

Quando itelligente è uguale a ottuso

Quante volte abbiamo avuto l'impressione che l'intelligenza e la brillantezza di una persona fossero confinate solo all'ambiente scolastico? È confermato, dal buon senso e da ricerche scientifiche, che non esiste nessuna relazione tra il QI o i voti scolastici e il successo di una persona nella vita. Questo perché sono altri i fattori che colorano il ventaglio di caratteristiche di una personalità completa:
«capacità di motivare se stessi e di persistere nel perseguire un obiettivo nonostante le frustazioni; [...] controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione; [...] modulare i propri stati d'animo evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare; [...] la capacità di essere empatici e di sperare.»
Queste sono alcune delle caratteristiche dell'intelligenza emotiva.

Una cosa che mi ha fatto molto riflettere sui vari modi con cui si è fatta "selezione della razza" è il modo in cui negli Stati Uniti, negli anni '30, la misurazione del QI, il quoziente intellettivo, fosse effettuata in maniera capillare e fosse poi usata come filtro d'accesso, ad esempio, per l'istruzione. Si è trattata di una selezione molto subdola, proprio negli anni in cui in Europa erano attivi altri metodi selettivi.

«[...] nella realtà quotidiana nessuna intelligenza è più importante di quella interpersonale. Se non ne avete, prenderete la decisione sbagliata riguardo alla persona da sposare, il lavoro da fare, e così via.»

domenica 13 settembre 2009

Fisiologia dei sentimenti

Va contro la normale intuizione, ma anche le emozioni come la ragione risiedono nel cervello. Esattamente in una particolare zona chiamata amigdala.
L'amigdala è predisposta ad attivare le risposte in funzione degli stimoli esterni. Le risposte emotive sono generalmente mediate dalla corteccia pre-frontale; esistono però delle situazioni dove la risposta emotiva supera il filtro della ragione palesandosi con tutta la sua forza. Questa eccezione nasce molto probabilmente dal lungo processo evolutivo; la lotta per la sopravvivenza ha sicuramente premiato i comportamenti iper reattivi di protezione, proprio come fa il gatto che scappa via al minimo rumore molesto.

giovedì 10 settembre 2009

L'origine dei sentimenti

Cominciamo un altro nuovo libro che promette di essere molto interessante: «inteligenza emotiva» di Daniel Goleman.

Questo libro parte da una osservazione dell'autore e che probabilmente molti di noi hanno fatto in maniera autonoma: come mai persone che verrebbero definite molto intelligenti risultano poi, nella vita di tutti i giorni, di scarso interesse e di "bassa qualità''?
Analogamente, come mai persone molto emotive, spinte dai più profondi e nobili sentimenti, trovano proprio in questa loro caratteristica un freno alla loro completa espressività?
A quanto pare il motivo è da ricercare nel conflitto tra ragione e sentimento. Conflitto che può essere risolto con le tecniche esposte in questo libro e che possono quindi essere traslate sul lavoro, la scuola, la vita di tutti i giorni.

Studi accurati sembrano dimostrare che esistono alcuni sentimenti che possono essere classificati come primordiali: collera, gioia, paura, tristezza. Queste emozioni sembrano essere proprio codificate nel DNA perché risultano indipendenti da ogni condizionamento sociale. Inoltre essendo sentimenti espressi anche da molti animali e naturale dedurre che sono legati alla lotta per la sopravvivenza; e che sono funzioni ospitate nella parte più antica del nostro cervello. Non è difficile legare la sopravvivenza all'istinto e alle emozioni basilari, anche semplicemente a livello intuitivo.
Ora, ad un certo punto dell'evoluzione, è apparsa la corteccia al cervello che ha apportato l'intelligenza al modello umano, facendolo balzare al vertice della piramide evolutiva. L'intelligenza è diventata il filtro delle emozioni base che così diventano, forse, sentimenti?

L'evoluzione ha impiegato dei millenni per selezionare le emozioni, mentre non ha ancora avuto il tempo di far convivere la razionalità con l'emotività. Aggiungiamo a questo la forte accellerazione che l'evoluzione sociale ha dato al conflitto tra razionalità ed emotività.
Insomma credo che avremo proprio da imparare delle belle da questo libro.

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