sabato 21 novembre 2009

Le ragioni della collera

«La collera non è mai senza ragione, ma raramente ne ha una buona.»
Benjamin Franklin

giovedì 19 novembre 2009

Anatomia della collera

Credo di affermare una cosa banale, ma iniziamo col dire che la collera è un sentimento negativo. Tutti riusciamo ad identificarla in questo modo, ma non tutti riusciamo a controllarla, a contingentare il male che facciamo a noi stessi e agli altri.

«Di tutti gli stati d'animo che la gente desidera evitare, la collera sembra essere il più ostinato»

La collera ha le sue origini nella necessità di difenderci da attacchi improvvisi, ad esempio; in generale per facilitare la sopravvivenza. Una necessità atavica, che risiede nei nostri circuiti celebrali più antichi. Una necessità che nasceva e finiva con la stessa velocità con la quale un pericolo sorge e sparisce.
Poi arrivò la razionalità, portando con se un meccanismo perverso di generazione e auto alimentazione della rabbia. Quante volte abbiamo sperimentato che un semplice e banale pensiero negativo ci gira e rigira nella nostra mente; montando e crescendo sempre di più, si porta dietro altri pensieri negativo. Questa spirale può crescere in maniera indefinita, portando addirittura alla vendetta o a gesti irreparabili.

« La sequenza di pensieri risentiti che alimentano la collera è anche, potenzialmente, un efficace meccanismo per disinnescarla, in primo luogo facendo vacillare le convinzioni che la fomentano.»

L'aver compreso il meccanismo che sta alla base della collera, ci aiuta pure a determinarne un antidoto. Non appena riconosciamo la nascita del mulinello vizioso, smorziamolo sul nascere pensando in termini positivi e compassionevoli. Ad esempio, delle varie interpretazioni che possiamo attribuire alle azioni compiute dalle altre persone, proviamo a dare la più positiva. Oppure pensare che dietro ad un gesto scortese o violento ci possa essere un valido motivo.

martedì 10 novembre 2009

Incapacità cognitiva

«condizioni [in cui] l'individuo non è più in grado di pensare lucidamente.» 
p.87

Ad esempio all'apice di un attacco di collera.

sabato 7 novembre 2009

Schiavi delle passioni

Iniziamo facendo una osservazione semplice ma non scontata: una vita emozionalmente equilibrata è segno di benessere interiore ed esteriore. È comunemente condiviso che una personalità dominata da forti sentimenti (eccessi d'ira, violenza, depressione) è considerabile "malata". Ma è altrettanto vero che una vita svuotata di sentimenti è piatta, monotona, parimenti "malata".

«Quando le emozioni sono troppo tenui, compaiono l'indifferenza e il distacco; ma quando sfuggono al controllo, diventando troppo estreme e persistenti, allora sono patologiche [...]»

La semplice considerazione appena fatta ci porta a una conclusione: saper controllare le emozioni forti, sia per intensità che per durata, è il primo passo verso una vita emozionalmente sana.

«[...] il saper controllare le proprie emozioni penose è la chiave del benessere psicologico; i sentimenti estremi - emozioni che diventano troppo intense o durano troppo a lungo - minano la nostra stabilità.»

Un buon esercizio di auto osservazione è il riconoscimento delle proprie emozioni negative, come abbiamo già detto, allo scopo di applicare una azione auto tranquillizzante. La pratica continua ci aiuterà a sviluppare i circuiti celebrali preposti, in maniera tale da avere una risposta sempre più pronta alle emozioni negative.

«L'arte di tranquillizzare e confortare se stessi è una capacità fondamentale della vita»

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